HERO Dolomites
Partecipare ad una BMW HERO Südtirol Dolomites è un’esperienza che ti cambia. Ti fa capire cosa è la fatica su una bicicletta, ti fa capire quanto difficile può essere salire in equilibrio al 29% di pendenza su una mulattiera scassata. Ti insegna sicuramente la gioia, la contentezza nel percorrere quel tornante finale tappezzato di striscioni HERO e di tagliare quel traguardo.
La partenza da Selva di Val Gardena è sempre magica, questa è stata la nostra 6a HERO. In passato ci presentavamo qui super leggeri e con il focus sulla prestazione, i momenti in griglia al mattino erano tensione pura. Sono passati cinque anni dalla nostra ultima HERO e questa volta eravamo qui per rivivere delle emozioni che ci mancavano e creare un ricordo da condividere. In griglia non c’era tensione ma una energia che non sentivamo così forte da tanto tempo.
Start e si inizia subito a salire sul Dantecepies. Una salita lunga ed impegnativa ma che si riesce a fare tutta in sella. In cima troviamo un pò di nebbia, prima avvisaglia. La discesa verso Corvara è stupenda, un lunghissimo single track tra i prati reso insidioso dal meteo piovoso: in alcuni punti troviamo tanto fango e dalle lenti degli occhiali scorgevamo montagne, abeti e macchie di terra che continuavano a cambiare forma.
Il Pralongià e il Passo Campolongo sono dei momenti di transizione di questa gara, si sale a strappi, si scende su curve veloci, passerelle in legno e fetucciati. Arabba ma poi Ornella, quando vediamo questo cartello il cuore sale in gola in tutti i sensi. Siamo nella terza salita del percorso Marathon, la salita più dura, le pendenze raggiungono quasi il 30% di pendenza. Pioviggina, il fondo è pesante, qualche sasso e ramo tra il fango. In alcuni punti bisogna scendere e camminare ma in queste condizioni non è facile nemmeno procedere a spinta. Le scarpe accumulano fango, come la bicicletta. Qui apriamo tutto e cerchiamo di far respirare tutti gli strati del nostro kit, dalla canotta Stay Fresh, alla Jersey, al Vest. Si suda anche se le temperature sono tutt’altro che calde. La salita è troppo dura, il fisico non sente quello che arriva da fuori, sente solo due gambe che spingono e faticano a più non posso. E suda. Arriviamo in cima immersi nella nebbia e tra pareti di neve. Vediamo sbucare il Ristoro del Sourasass tra la foschia. Sembra un oasi.
I freni urlano nelle prime discese, vorrebbero urlare anche le nostre mani perché le dita sono ghiacciate. Siamo a 2500 metri di quota, con un kit estivo addosso e niente altro. Ci sono 4 gradi e la nebbia avvolge tutto. Chiudiamo tutte le zip a disposizione e cerchiamo di ricreare un microclima dentro questi strati leggeri. Avere un base layer in questi momenti è fondamentale, è uno scudo di emergenza. Troviamo ancora neve e piccoli torrenti creati dalle abbondanti precipitazioni. Ogni guado è acqua gelida che salta addosso.
Procediamo e pensiamo a quanto è bello tutto questo. All’esperienza che stiamo vivendo e costruendo. Pensiamo a quanta fatica abbiamo fatto in passato su questo percorso anche se, un meteo così, non lo abbiamo mai trovato. È un occasione per essere fieri di noi stessi e ricordarci che queste gare siamo ancora in grado di portarle a termine.
Scendiamo a Canazei, discesa veloce con qualche insidia, stiamo attenti, guidiamo puliti, schiviamo le radici bagnate, beviamo, prendiamo un gel. Insomma, ci prepariamo all’ultima battaglia di giornata, quella del Duron. Che salita, che strappi. A metà troviamo un lungo pezzo flat ci ha fatto fiatare ma poi in cima la strada si impenna prima di regalarci il quarto GPM di questa corsa epica. Scendiamo a tutta verso Selva, siamo dentro alla gara, il fisico e la testa lavorano all’unisono e sembra impossibile in questi momenti commettere errori. Guidiamo con sicurezza, gli abeti scorrono veloci attorno a noi, scendiamo forte.
Vediamo Selva, sentiamo lo speaker urlare, stiamo arrivando a quel traguardo dopo 86km e 4500 metri di dislivello! Pensiamo ancora una volta al nostro percorso. Non il percorso della HERO ma il percorso per tornare a questa gara dopo tanto tempo. Lo abbiamo fatto insieme. Una volta correvamo come atleti, ora invece siamo qui per raccontarlo. Spingiamo, guidiamo, sfioriamo i freni e ci emozioniamo. Ci cerchiamo con la coda degli occhi, dobbiamo arrivare insieme. I copertoni graffiano i sassi ad ogni frenata, molliamo per l’ultima volta quelle piccole leve e tagliamo il traguardo con il pettorale sul manubrio che trema. Come noi. Di felicità.
Non è un eroe chi corre una gara così o chi la vince. Questa corsa non decreta eroi in quel giorno. Questa gara ti insegna ad essere un’eroe quando torni a casa, ad innamorarti ancora un pò di più di questo sport e di questa fatica, a migliorare per il prossimo anno, ad avere la voglia e la volontà di metterti in gioco quando la sfida ti sembra più grande di te. Eroi, noi vi diamo un consiglio, una esperienza così va vissuta almeno una volta nella vita.
Abbiamo realizzato un video durante questa corsa e lo abbiamo caricato sul nostro canale YT “Gravellata”, eccolo qui:
*keep pedaling