Bikepacking in Croazia
Parenzana in bici
Per questa avventura abbiamo attrezzato la bicicletta con poco, una borsa da telaio da 4 litri con dentro la tecnologia (quasi tutta riempita con materiale per il video), spazzolino e dentifricio più una camera d’aria con uno scaldacollo arrotolato attorno per proteggerla. Sulla borsa sottosella da 7 litri ci abbiamo infilato mutande, t-shirt, calzini, pantaloncini, una felpa leggera, un antivento, cappellino e le infradito. Luce frontale da 800 lumen e una posteriore da 50. Doppia borraccia e upside-down il nostro kit meccanico composto da schiuma, CO2, vermi, scotch, smaglia catena e falsamaglia, cacciacamera e un set di brugole limitate alla sola viteria della nostra bici.
Per portarci il drone abbiamo optato per lo zainetto da trail. Abbiamo recentemente aggiornato il nostro Drone passando al DJI Mini 3, un pò più voluminoso del Mini 2 che prima riuscivamo a far stare sulla borsa da telaio. Quest’anno, lo zainetto, lo stiamo utilizzando sempre di più. Ci toglie peso dalle tasche della maglia; le tasche sugli spallacci sono capienti e ci riusciamo a far stare il telefono, la compatta e la GoPro. Inoltre avere un piccolo spazio extra fa sempre bene, per esempio se ci si deve fermare e fare un pò di scorta di cibo e di acqua. Lo zainetto è diventato un nostro accessorio indispensabile nei viaggi o nei trail. Il modello in questione è uno Evadict 10lt che abbiamo acquistato alla Decathlon e fa benissimo il suo lavoro e anche a pieno carico è molto stabile (viene venduto assieme alla sacca idrica da 1lt).
Non abbiamo pedalato da soli anche se chi ci conosce sa che non per forza dobbiamo sempre pedalare in gruppo. Spesso non pedaliamo neanche in due, sentiamo l’esigenza di stare da soli e in silenzio, godendoci i rumori che il rotolamento provoca. Ma come ci piace stare da soli, ci piace pedalare anche insieme e con gli amici. Crediamo sia uno dei valori aggiunti di questo sport decidere con chi praticarlo. Si impara a stare bene con se stessi e a decidere cosa si vuole ma anche a condividere un viaggio con altri, assecondando i bisogni di tutti. Questa avventura l’abbiamo vissuta assieme a Tina, un bagaglio che deve mangiare, che deve bere e talvolta rumoroso. Spinge come un mulo e non si lamenta mai. È un bagaglio di energia che rende sempre le nostre pedalate migliori e ci da un motivo in più per raccontarle. Siamo anche dei solitari ma nulla supererà un viaggio con le persone giuste! E così è stato.
Questa avventura la abbiamo immaginata e costruita in pochi giorni, dopotutto bastava un orario di partenza, dei biglietti per il treno ed il viaggio sarebbe venuto da sé. Ci siamo trovati in Stazione a Vicenza alla mattina presto ed abbiamo preso il treno per Trieste che era ancora buio. Nel corso del viaggio il sole è sorto e si è aperta un’altra giornata stupenda di inizio ottobre. Scesi a Trieste abbiamo fatto una veloce colazione e siamo partiti in direzione Muggia, subito in traccia. Nel primo tratto abbiamo pedalato tra il porto e la città, immersi nel traffico. Scelta obbligata. Per fortuna in pochi km siamo volati fuori dalla città ed abbiamo imboccato una ciclabile asfaltata molto divertente, tutta curve e sali scendi, che ci ha portati in Slovenia. Qui abbiamo pedalato vicino a Capodistria e poi su una ciclabile enorme, lungo il mare. Mezza carreggiata pedonale e l’altra metà ciclabile. A parte qualche motorino, è stata sicuramente una delle ciclabili più belle e sicure sulle quali abbiamo pedalato. Ampia e pulita.
Dopo la maxi ciclabile, la strada si stringe e si inerpica tra gallerie e piccoli abitati verso la costa slovena. Raggiunte le Saline abbiamo varcato anche l’altro confine e siamo entrati in Croazia. Da qui la traccia si fa più selvaggia e più silenziosa. Abbiamo pedalato sul primo sterrato, in salita, alzandoci di quota.
È una salita scorrevole, molto pedalabile che poco a poco ci ha portati a 100 metri di quota regalandoci degli scorci pazzeschi sul mare dietro di noi.
A Novigrad ci siamo presi una pausa per alzare il drone e guardarci dall’alto la ciclabile lungo la cosa appena percorsa.
Il pomeriggio è filato via veloce. L’arrivo a Poreč è stato un momento bellissimo della nostra avventura con il sole che colorava tutto di toni caldi. A Poreč ci siamo arrivati alle 17:30 circa pedalando su stradine sterrate e asfaltate lungo il mare. E anche tra boschi e pinete incontaminate.
Spesa veloce in un piccolo market (due/tre cose per la colazione del giorno dopo) e via sulla Parenzana verso la nostra stanza a Ferenci. Questo è stato uno dei momenti più belli e avventurosi perché man mano che ci alzavamo di quota ci siamo gustati il tramonto con il sole che spariva tra le colline della Parenzana.
A Lavade eravamo praticamente sul livello del mare e l’umidità si faceva sentire. Eravamo immersi in quella foschia che vedevamo da Vizinada anche se per poco. Abbiamo iniziato la seconda -sempre molto facile- salita di questo percorso. Sterrato dal fondo compatto, tanti ponti e qualche galleria. Questo è stato il menù per circa 40km. Abbiamo pedalato immersi in boschi di pini marittimi, faggi e betulle. L’autunno iniziava a colorare questa vegetazione. Per tanti chilometri abbiamo pedalato in mezzo ad una natura vera e lontani da qualsiasi centro abitato. È stato sicuramente un pedalare tranquillo, diverso dal solito. Un altro momento bellissimo di questa avventura improvvisata.
Alle 11:00 di mattina, dopo 3 ore di sterrato, le bici erano completamente bianche di polvere. È bello vederle così vissute, significa che si sono divertite e sicuramente anche chi le ha guidate.
Abbiamo rimesso le ruote sull’asfalto nei pressi di Buia e ci siamo ricongiunti alla traccia del giorno prima. Abbiamo pedalato sullo stesso percorso a ritroso fino in Slovenia (dove abbiamo pranzato) e poi in Italia, fino alla Stazione dei treni di Trieste. Abbiamo perso il treno delle 16:15 per 1 minuto e quindi ci siamo accampati in stazione, sorseggiando caffè.